La Poesia al di sopra di tutto
IL GRIDO E IL SUSSURRO, l’angolo della poesia contemporanea internazionale
a cura di Zingonia Zingone
La poesia è sussurro divino e urlo che si alza dalle viscere dell’uomo. È rigorosa ricerca della verità. Un linguaggio universale che spinge il lettore a spogliarsi del superfluo e penetrare in sé, in quello spazio interiore dove non esistono barriere e ciascuno è battito di un battito più forte.
Il grido e il sussurro propone un viaggio attraverso le parole e i gesti del mondo. Ogni mese un poeta, un messaggio, uno spunto di riflessione.
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Questo mese abbiamo deciso di presentare le poesie di un gruppo di scrittori del Nicaragua, in questo momento cosi doloroso che sta attraversando il loro paese. Dallo scorso 19 aprile, in seguito ad un corteo pacifico di alcuni studenti riguardo la riforma delle pensioni è scoppiata la guerra civile che ha causato numerosissime vittime, di cui la maggior parte sono studenti universitari. È d’uopo, dunque, puntare il faro su questo paese di poeti, “così violentemente dolce”, come disse negli anni settanta Julio Cortázar, “di miele e polvere da sparo”, nelle parole dello scrittore tedesco Hermann Schültz. L’intenzione non è quella di supportare temi politici mediante la poesia, me di mettere la bellezza al servizio della verità e la giustizia.
Sono passati appena due mesi da quando ho presentato un mio libro in Nicaragua, dove sono stata accolta con entusiasmo e grande partecipazione, e il mio cuore mi spinge a rendere loro omaggio. Presento i testi di un gruppo di poeti della città di León, città che diede alla luce Rubén Darío, il cosiddetto “padre del modernismo”, nonché altre voci illustri del novecento ispanoamericano, Azarías H. Pallais, Alfonso Cortés e Salomón de la Selva. La città di León fu in vari momenti della storia la capitale del Nicaragua, ed è tradizionalmente conosciuta come “la città dei poeti”. I letterati si riunivano in circoli per dibattere, leggere e condividere i loro scritti, e scambiare notizie sulle novità letterarie internazionali. Questa tradizione è rimasta viva e ancora oggi è molto sentita. Tuttavia, negli ultimi quindici anni, ha preso piede un grande festival internazionale di poesia nella ricca città di Granada, anch’essa a più riprese capitale della nazione, facendo perdere visibilità ai poeti di León. I riflettori sono stati puntati altrove e la storica città dei poeti ne è rimasta oscurata.
Prendo spunto dalla serata passata in compagnia dei poeti locali, per far conoscere queste voci che seppur appassionate, faticano a trovare un collocamento nel panorama poetico nazionale: Ulises Alaniz, Ricardo Ríos García, Marcia Ondina Mantilla, Pedro Alfonso Morales Ruíz, Kevin Berry Ingram, Reinaldo Bordas e Juan Bautista Paíz. Questi poeti conducono vite molto diverse tra di loro ma quando si radunano intorno al tavolo della poesia, nei loro occhi brilla una gioia accesa e bambinesca. Le loro tematiche, spesso provocatorie, rompono la monotonia di una città per tanti versi ancora provinciale e vanno ad unirsi al grande canto del “paese dei poeti”, il Nicaragua.
POETI DELLA CITTà DI LEON
(Traduzioni di Zingonia Zingone)
ULISES ALANIZ (1987)
Simplificado
Quiero regresar
a las cosas simples
sin adorno.
Simple, simplificado,
simplemente regresar.
Levanté paredes
las llené de ruido
para compensar
la ausencia de voces.
Y ahora tropiezo y me quejo
con un lamento
que no suena como yo.
Y aunque duele,
soy feliz, simple, simplificado
cuando estoy solo.
Sin adornos.
Simplemente solo.
Quiero regresar.
Semplificato
Voglio tornare
alle cose semplici
senza fronzoli.
Semplice, semplificato,
semplicemente tornare.
Ho alzato muri
li ho riempiti di chiasso
per compensare
l’assenza di voci.
E adesso inciampo e mi lamento
con un lamento
che non ha la mia voce.
E anche se fa male,
sono felice, semplice, semplificato
quando sono solo.
Senza fronzoli.
Semplicemente solo.
Voglio tornare.
Vamos a dejar algo claro
No importa que te ignore,
vos insistís en buscarme.
Y aunque te falta gracia,
no puedo negar
me estás haciendo caer
en tus encantos.
Pero quiero advertirte:
no puedo amarte solo a vos,
me tendrías compartido,
porque amo muchas cosas.
Amo estar solo.
Amo las cosas felices,
también las cosas tristes,
pero especialmente las tristes
porque son dolorosamente dulces
o quizá dulcemente dolorosas.
Y cuando te des cuenta
que te equivocaste
y escupas y maldigas,
tenés licencia para decirme todo,
menos que ignorabas
el terrible enredo en que,
con todo gusto,
terminaste metiéndote.
Mettiamo le cose in chiaro
Non importa se ti ignoro,
tu insisti a cercarmi.
E anche se sei poco aggraziata,
non lo nego
mi stai facendo cadere
nella tua rete.
Ti avverto però
non posso amare solo te,
mi dovrai condividere
perché amo molte cose.
Amo stare da solo.
Amo le cose felici,
ma anche le cose tristi,
specialmente quelle tristi
perché sono dolorosamente dolci
o forse dolcemente dolorose.
E quando ti accorgerai
che ti sei sbagliata
e sputerai e maldirai
ti autorizzo a dirmi di tutto,
tranne che ignoravi
il groviglio tremendo
nel quale con piacere
ti sei ficcata.
Mientras ando
Un hombre mata a su mujer.
Semanas después encuentran la cabeza
cerca de un residencial: las delicias.
Ese mismo hombre se sentó junto a mí
un día de estos que iba en el bus
con el tiempo apretado.
Dijo buenos tardes, sonrió
casi no cruzamos palabra.
Roncaba con la boca abierta
mientras yo iba distraído delineando
los detalles borrados por la neblina.
Me bajé del bus, seguía dormido
no me despedí.
La foto en el periódico no le sienta.
El pelo y la barba enmarañada
las manos detrás inmóviles
los ojos no dicen nada.
Me da miedo pensar que este y los otros por venir
andan en medio de nosotros.
Peor aún, adentro.
Mentre vado
Un uomo uccide sua moglie.
Settimane dopo trovano la testa
vicino alla zona residenziale di las delicias.
Quello stesso uomo si è seduto accanto a me
uno di questi giorni che ero nel bus
e andavo di fretta.
Mi ha detto buonasera, ha sorriso
non ci siamo detti quasi niente.
Russava con la bocca aperta
mentre io, distratto, viaggiavo delineando
i dettagli cancellati dalla nebbia.
Sono sceso dal bus, lui dormiva ancora
non l’ho salutato.
La foto sul giornale non gli fa giustizia.
Barba e capelli aggrovigliati
le mani dietro, immobili
gli occhi muti.
Mi fa paura pensare che questo e altri ancora che verranno
viaggino in mezzo a noi.
Peggio ancora, dentro.
RICARDO RÍOS GARCÍA (1988)
Nunca miró hacia atrás
Nunca miró hacia atrás,
Pero siempre quiso ser la mujer de Lot
Por eso le gustaba salar demasiado la carne de la cena
Para sentirse una estatua de sal en el comedor
Por eso le gustaba mal gastar el gas
Para sentir que la cocina era una
Sodoma y Gomorra incendiada por la mano de Dios
Por eso le gustaba rezar por las noches
Para esperar el recado de los ángeles en el sueño
Y apalearlos con la escoba
Como si fueran gallos peleando
En el patio de la casa.
Por eso le gustaba escuchar música en su mp4
Bailar
Emborracharse
Pintarse
Seducir a los vecinos que de cerca soltaron
El sulfuro de sus carnes.
Nunca miró hacia atrás
Pero siempre quiso ser la mujer de Lot
Por eso le gustaba hacer ejercicios que regularan sus caderas
Proporcionaran elasticidad a sus piernas
Para correr aquel día
Que la casa se incendio
Y perdió todas sus pertenencias.
Nunca miró hacia atrás
Pero cuando lo hizo
Buscando sal en la tierra
Su cuerpo simplemente fue una visión de cenizas.
Non guardò mai indietro
Non guardò mai indietro,
Ma volle sempre essere la moglie di Lot
Per quello le piaceva salare troppo la carne a cena
Per sentirsi statua di sale in sala da pranzo
Per quello le piaceva sperperare il gas
Per sentire che la cucina era una
Sodoma e Gomorra incendiata dalla mano di Dio
Per quello le piaceva pregare di notte
Per aspettare in sonno il messaggio degli angeli
E bastonarli con la scopa
Come se fossero galli in litigio
Nel cortile di casa.
Per quello le piaceva ascoltare la musica nel suo mp4
Ballare
Ubriacarsi
Truccarsi
Sedurre i vicini che da vicino liberavano
Lo zolfo della loro carne.
Non guardò mai indietro
Ma volle sempre essere la moglie di Lot
Per quello le piaceva fare ginnastica per proporzionare i fianchi
Fornire elasticità alle gambe
Per correre il giorno
Che si bruciò la casa
E smarrì tutti i suoi averi.
Non guardò mai indietro
Ma quando lo fece
Cercando il sale sulla terra
Il suo corpo fu soltanto una visione di cenere.
Secreto de Familia
Padre
Yo también quería acariciar las piernas
De mi hermana,
Pero en ese momento oí cruzar por los pasillos de nuestra casa
La voz de mi madre
Como un taladro que rompe la tierra
Desordena la sangre
Y cada cosa que nos vincula
Y nos llama familia.
Este cuerpo por su demora
Todavía late con la desesperación de bestias
Que alguna vez se irían de mi sangre
Como un coagulo que sigue siendo para mi
Su recuerdo,
Desde allí contemplo la rosa que pudre sus manos
El dedo que un día para defenderse de la gangrena
Era un terrible tormento de hormigas
Picando el hueso duro de su garganta.
Padre
Yo también quería acariciar las piernas
De mi hermana,
Pero usted dice:
Que el cielo estará abierto
Goteando la sangre de sus agrupados órganos
Como un pequeño juguete buscando
Las manos dulces de mi madre.
Padre
Abra la puerta del cuarto
Mi hermana me ha dicho suavemente al oído:
Porque desnuda estoy ante ti
Y te temo.
Segreto di famiglia
Padre
Anche io volevo accarezzare le gambe
Di mia sorella,
Ma in quel momento ho sentito attraversare i corridoi di casa
La voce di mia madre
Come una trivella che spacca la terra
Sparpaglia il sangue
E ogni cosa che ci unisce
E ci chiama famiglia.
Per la voglia trattenuta, in questo copro
Batte ancora come bestie disperate
Che un giorno usciranno dal mio sangue
Come il coagulo che è adesso per me
Il suo ricordo,
Da lì contemplo la rosa che marcisce le sue mani
Il dito che un giorno per difendersi dalla cancrena
Fu un terribile tormento di formiche
Che pungevano l’osso duro della sua gola.
Padre
Anche io volevo accarezzare le gambe
Di mia sorella,
Ma tu dici:
Che il cielo si aprirà
Gocciolando il sangue dei suoi organi raggruppati
Come un piccolo giocattolo che cerca
Le mani dolci di mia madre.
Padre
Apri la porta della stanza
Mia sorella mi ha sussurrato all’orecchio:
Perché sono nuda davanti a te
E ti temo.
El colgado
Camisa corbata pantalón
Casi limpios.
Cabeza manos pies
Casi invisibles.
Movimiento hacia la izquierda
Movimiento hacia la derecha
Siente con toda la intensidad
La fuerza de una soga
Que hunde sus dedos en un cuello maravilloso.
El descenso del aire,
Despacio.
La tierra en perfecta rotación.
Las moscas miran al cielo
Parece que nunca la música de sus alas
Acabaría de sonar.,
Hacen nido en el oído
De una melodía
Para buscar si acaso existe el alma.
Yo creí entonces que la lengua así lo aseguraba:
PERDONENME
LOS CELOS ME MATARON.
Baila
Reza
Duerme.
L’impiccato
Camicia cravatta pantaloni
Quasi puliti.
Testa mani piedi
Quasi invisibili.
Movimento verso sinistra
Movimento verso destra
Sente con grande intensità
La forza di un cappio
Che affonda le sue dita in un collo meraviglioso.
La riduzione dell’aria,
Piano.
La terra in perfetta rotazione.
Le mosche guardano verso il cielo
Sembra che la musica delle loro ali
Non smetta mai di suonare,
Si annidano nell’orecchio
Di una melodia
Per cercare, se esiste, l’anima.
Mi è sembrato, allora, che la lingua lo assicurasse così:
PERDONATEMI
I CIELI MI HANNO UCCISO.
Balla
Prega
Dorme.
MARCIA ONDINA MANTILLA (1966)
Viste
De nuevo las gotas de agua en el cristal
desafían la ley de la gravedad.
Pensaba en el vuelo y
las gotas tomaron posesión del pensamiento.
La lluvia irrumpe de nuevo fría
su agotador golpe se esparce en las aceras y
borra las escupidas.
El vapor humeante del mediodía asfixia.
La travesía del vendedor de pan se interrumpe
no llega hasta la cuadra
regresa de la esquina
tapa el pan con un plástico.
Iba empapado con el agua bebiéndose
el cuerpo y sus temblores de mañana.
Hai visto
Un’altra volta le gocce d’acqua sul vetro
sfidano la legge della gravità.
Pensavo mentre volavo e
le gocce hanno preso possesso del mio pensiero.
La pioggia irrompe di nuovo, fredda,
il suo colpo sfiancante si sparge per i marciapiedi e
cancella gli sputi.
Il vapore fumante del mezzogiorno asfissia.
L’attraversata del venditore ambulante di pane si interrompe
non arriva alla fine dell’isolato
ritorna dall’angolo
tappa il pane con della plastica.
Avanzava zuppo con l’acqua bevendosi
il corpo e i suoi tremori mattutini.
de la muerte
Reciente fue la muerte de la Juana
parecida a la muerte de Juanito
más triste todavía.
No hubo llanto
no hubo vela
ni amigas en la puerta acompañándola.
Para la gente murió
a una hora inapropiada
las dos de la mañana, quizá un poco más tarde.
El reloj dio las tres y el féretro continúa descubierto.
La Juanita crucifijo en el pecho me recordaba
otros muertos
con sus manos blancas
revelando sus huesos.
La enterraron a las diez
había que olvidar la pérdida.
sulla morte
Di recente ci fu la morte di Juana
simile alla morte di Juanito
ma ancora più triste.
Niente pianti
niente veglia
nemmeno un’amica alla porta per accompagnarla.
Per la gente è morta
in un orario inadeguato
alle due di notte, forse un po’ più tardi.
Allo scoccare delle tre il feretro è ancora scoperto.
Juanita, con il crocifisso sul petto mi ricorda
altri morti
con le loro mani bianchi
che svelano le ossa.
La seppellirono alle dieci
bisognava dimenticare la perdita.
semejantes
Igual se llamaba otra señora.
Vendía atol
pasaba por las tardes
empujaba su carretón.
Sus gritos se oían a dos cuadras.
Sus pasos eran inaudibles.
Un día
no pasó más
dicen que fue tras su hijo perdido:
lo capturó la guardia
lo buscaba día y noche
le faltaban horas.
simili
un’altra signora si chiamava allo stesso modo.
Vendeva farinata
passava di pomeriggio
spingendo la sua carretta.
Le sua grida si sentivano a distanza di due isolati.
I suoi passi erano impercettibili.
Un giorno
non passò più
dicono che sia andata dietro a suo figlio disperso:
lo aveva catturato la guardia
lo cercava giorno e notte
le mancavano le ore.
una especie de locura
Dónde vivo preguntó aquella mujer.
No recordaba su casa.
No recordaba su nombre.
Lo olvidó un día sin más.
De vez en cuando la encuentro:
nadie la reclama
no tiene parientes
no tiene casa
no tiene vecindario.
Tiene
un saco en la mano lleno de papeles
un vestido sucio
los pies descalzos
su estómago no sé cómo lo tiene
tampoco lo que piensa.
una specie di follia
Dove abito domandò quella donna.
Non ricordava la sua casa.
Non ricordava il suo nome.
Un giorno se ne scordò, così.
Ogni tanto la incontro:
nessuno la reclama
non ha parenti
non ha casa
non ha un quartiere.
Ha
un sacco pieno di carte in mano
un vestito lercio
i piedi scalzi
la pancia non so come sia
e nemmeno so a cosa stia pensando.
sin ansiedad
Un nuevo estreno abarrotó el cine:
la gente hace filas
espera ansiosa
comenta el estreno.
Alguien espera al amigo que no llega
iba por la calle
de un país desconocido a ver el estreno.
Nadie:
habló más de él
no vio el estreno
el tráfico continúa en las calles.
senza ansia
Una nuova premiere ha affollato il cinema:
la gente fa le file
aspetta con ansia
commenta la premiere.
C’è uno che aspetta l’amico che non arriva
camminava per le strade
di un paese sconosciuto per andare a la premiere.
Nessuno
ha più parlato di lui
non vide mai la premiere
per strada il traffico persiste.
PEDRO ALFONSO MORALES RUÍZ (1960)
El día que me muera
―si es que muero porque la caída
no es otra cosa que la consecución
de la vida en otro sistema de vida y muerte―
te llevaré al parque a ver a los niños
que ya son hombres y mujeres de vida.
Si ese día llega, traeme un libro
en señal de que aún me querés
en el silencio de las obras de la poesía.
Llevá libros a mi entierro y cantalos
como si rieran conmigo las palabras.
¡Debés leerlo y compartirlo!
La lectura no es apariencia,
sino un modo de ser feliz a mi lado.
Metete infame sobre los libros
para que tus días sean árboles y pasión.
Entonces nadie morirá en el olvido.
Il giorno che io muoia
―se in realtà morirò perché la caduta
non è altro che la realizzazione
della vita in un altro sistema di vita e morte―
ti porterò al parco a vedere i bambini
che ormai sono uomini e donne di vita.
Se quel giorno arriva, portami un libro
segno che mi ami ancora
nel silenzio della poesia.
Porta libri al mio funerale e cantali
come se ridessero con me le parole.
Devi leggerne e condividerli!
La lettura non è apparenza,
ma un modo per essere felice al mio fianco.
Intrufolati nei libri
affinché i tuoi giorni siano alberi e passione.
Allora nessuno morirà nell’oblio.
Del que quiere vivir para la que nunca morirá
Cuando ya no estemos
y seamos ceniza en el viento
o tierra debajo de los árboles,
llegará la niña y le preguntará:
―¿Qué viste en mí si nada tengo?
―¡Poesía! ―responderá el niño.
―¡Hum!
―Vení ―le dirá el niño― te enseñaré
la poesía que la gente ignora:
no busqués versos ni poemas
que la poesía es emoción y tiene
color, música, espacio, danza, espíritu…
y está en todas partes de la vida.
¡La poesía es silencio y grito!
¡Nunca calla frente a la vida!
Ella es lenguaje y usa palabras:
queré las palabras, cuidalas, limpialas
y quitale la vaguedad y la grasa
en el gimnasio de los libros.
Torcé el brazo del lenguaje
y friccioná la palabra para que cante.
La poesía detesta rutas viejas: no viste
falda ni pantalones ni usa fraquecitos.
Es pura, sencilla, desnuda sin elefantes.
Creé la palabra y la poesía: cambia
la vida, el ser y la nada es botella del mar.
¡La poesía fundará nuestras vidas!
Da colui che vuole vivere a colei che mai morirà
Quando non ci saremo più
e saremo cenere al vento
o terra sotto agli alberi,
arriverà la bambina e domanderà:
― Cosa hai visto in me se non ho nulla?
― La poesia! ― risponderà il bambino.
― Già!
― Vieni ― dirà il bambino ― ti insegnerò
la poesia che la gente non conosce:
non cercare né versi né strofe
perché la poesia è emozione e ha
colore, musica, spazio, danza, spirito…
ed è in ogni dove della vita.
La poesia è silenzio e grido!
Non tacere mai dinnanzi alla vita!
Che è linguaggio e usa le parole.
Ama le parole, prenditene cura, puliscile
e leva da loro la vaghezza e il grasso
nella palestra dei libri.
Torci il braccio alla lingua
e strofina ogni parola affinché canti.
La poesia detesta le vie già viste: non veste
né gonna né pantaloni e non usa piccoli frac.
È pura, semplice, nuda senza elefanti.
Credi nella parola e la poesia ti cambierà
la vita, l’essere e il nulla sarà una bottiglia in mare.
La poesia diverrà fondamento della vita!
De la maestra que enciende fogones
Mi maestra es linda y flaca. Gordos
son sus libros y ancha la biblioteca.
Un día me llevó a conocer los libros:
Desde entonces es amorosa en sus lecciones.
¡Si querés camino, buscá libros, me dijo!
Mi maestra me dio tiempo y curiosidad:
a su lado las clases son perfectas y festivas
y por ella supe por qué no se cae el vuelo.
¡Cada vez que vuelo sube 4 meses la vida!
Ella me regala sustantivos y verbos
y yo los enjuago y los conjugo: faltan sus ojos
y falta la escuela y se muere el clima.
Mi maestra me enseña palabras
y yo se las devuelvo pasadas por el fogón.
Una vez me mostró diccionarios
y vi que le faltaban muchas palabras
para quererla con temple y gramática.
¡Usted me gusta, maestra!, le dije,
y se puso triste por falta de sinónimos.
El poema se enamora de su poesía:
eso lo sabe mi maestra y su inteligencia.
¡Maestra, le dije, necesito sus libros!
¡Tengo solo mi corazón y sus silabarios!
Riguardo la maestra che accende i fuochi
La mia maestra è magra e bella. Grassi
sono i suoi libri e larga è la biblioteca.
Un giorno mi ha portato a conoscere i libri.
Da allora è amorosa quando fa lezione.
Se vuoi fare strada, cerca i libri, mi disse.
La mia maestra mi ha dato il tempo e curiosità,
al suo fianco le lezioni sono perfette e festose
e da lei ho saputo perché non cade il volo.
Ogni volta che volo la vita sale di 4 mesi!
Lei mi regala sostantivi e verbi
e io li sciacquo e li coniugo: mancano i suoi occhi
e manca la scuola e muore il clima.
La mia maestra mi insegna le parole
e io gliele restituisco passate per il fuoco.
Una volta mi ha fatto vedere i dizionari
e ho visto che mancavano molte parole
per amarla con coraggio e grammatica.
Lei mi piace, maestra!, le dissi,
e divenne triste por mancanza di sinonimi.
Il poema s’innamora della sua poesia,
lo sanno la mia maestra e la sua intelligenza.
Maestra, le dissi, ho bisogno dei suoi libri!
Ho solo il mio cuore e i suoi sillabari!
KEVIN BERRY INGRAM (1976)
Pacto
Y a pesar de ser diferentes
decidieron juntar sus corazones.
Luego, cuando fueron uno,
decidieron ponerle barrotes alrededor.
Ella para que él no se saliera,
él para que nadie más entrara.
Fue un pacto sin palabras.
Aunque él sabía que todo ladrón
fabrica su propia entrada.
Patto
Nonostante le loro differenze
decisero di unire i loro cuori.
Poi, quando furono uno,
decisero di metterci intorno le sbarre.
Lei per evitare che lui uscisse,
lui affinché nessun altro entrasse.
Era un patto senza parole.
Anche se lui sapeva che ogni ladro
architetta il suo ingresso.
Sunset
¿Habrá alguien que te admire con la misma pasión que yo cuando ya no estés?
Algo murmuraron las olas al retirarse, pero no entendí.
Volví a preguntar pero ya no estabas.
Sunset
Ci sarà qualcuno ad ammirarti con tanta passione come me quando più non ci sarai?
Mentre le onde si ritiravano hanno mormorato qualcosa, ma io non ho capito.
Ho rifatto la domanda ma non c’eri già più.
Por si volvés
Y con lo que tenía a mano te hice un farolito,
lo colgué de una rama para que te alumbre
por si decidís volver y el camino está oscuro.
Se ritorni
E con ciò che avevo a portata di mano ti ho fatto una piccola lanterna,
l’ho appesa ad un ramo per farti luce
in caso tu decida di tornare e la strada sia buia.
Solo
Cuando sólo toca esperar a que alguien llegue.
Cuando te das cuenta que la soledad no es igual a estar solo.
Cuando sé que estás cerca aunque no te vea.
Cuando sabés que allí sigo aunque no me veas.
Cuando al dormir beso las prendas que nunca te dí.
Porque no es lo mismo la soledad a estar solo.
Beso tu frente y te doy un abrazo. Te digo que te amo.
Hasta mañana que no te vuelva a ver.
Buenas noches…. Soledad.
Solo
Quando bisogna solo aspettare che qualcuno arrivi.
Quando ti accorgi che la solitudine non equivale a stare soli.
Quando so che sei vicino anche se non ti vedo.
Quando sai che ci sono ancora ma non mi vedi.
Quando prima di dormire bacio gli indumenti che non ti ho mai dato.
Perché non è uguale la solitudine a stare soli.
Bacio la tua fronte e ti do un abbraccio. Ti dico che ti amo.
Fino a domani quando non ti vedrò più.
Buona notte…. Solitudine.
Luna y sol
Llegué temprano a casa y decidí limpiar el jardín,
cortar algunas ramas crecidas y relajarme hablando con las flores.
Sintonicé una canción bien bonita en la radio…
“kiss me under the light of a thousand stars, place your head on my beating heart”…
No es fácil, nada es fácil.
El mundo sigue, vos seguís, todos siguen.
Yo ya no quiero seguir, me cansé, me quedé con vos, te quedaste en mí.
Sé que mi felicidad no dependerá nunca de vos, pero hay cosas que no puedo cambiar.
Que no te quepa duda alguna de que sos lo que más he amado.
Llegas en el momento indicado y te vas muy pronto..
Que te pediré perdón un millón de veces por los días que no brillé.
Que te agradeceré dos millones de veces por esas noches estrelladas.
Que me valen la guerra, la paz, la tecnología, el medioambiente, la política, la religión.
Que te perdí.
Que quiero que seás feliz.
Que me vale verga todo.
Que te amo..
Así es mi día, ¿Qué tal el tuyo?
Eso decía él mientras se ocultaba y ella salía.
Yo, dejé de limpiar.
Esta vez sin cigarro ni café. Me acosté en la hamaca buscando verla brillar.
La canción seguía sonando … “baby, we found love right where we are”…
Sole e luna
Sono arrivato presto a casa e ho deciso di pulire il giardino,
tagliare alcuni rami lunghi e rilassarmi chiacchierando con i fiori.
Ho trovato alla radio una canzone molto bella…
“kiss me under the light of a thousand stars, place your head on my beating heart”…
Non è facile, nulla è facile.
Il mondo va avanti, tu vai avanti, tutti vanno avanti.
io non voglio più andare avanti, mi sono stancato, sono rimasto con te, e tu in me.
So che la mia allegria non dipenderà mai da te, ma ci sono cose che non posso cambiare.
Non dubitare mai del fatto che sei ciò che ho più amato.
Arrivi nel momento giusto e te ne vai troppo presto.
Ti chiederò scusa un milione di volte per i giorni in cui non sono stato brillante.
Ti ringrazierò due milioni di volte per le notti stellate.
Non m’importano né guerra né pace, né tecnologia né il medio ambiente, né la politica, né la religione.
Perché ho perso te.
E voglio che tu sia felice.
E non me ne freghi niente di niente.
Perché ti amo.
Così sono le mie giornate, e le tue?
Questo diceva lui mentre si nascondeva e lei usciva.
Io, ho smesso di fare le pulizie.
Questa volta senza sigaretta e senza caffè. Mi sono sdraiato nell’amaca per vederla risplendere.
La canzone risuonava ancora… “baby, we found love right where we are”…
REINALDO BORDAS (1989)
Plana de un hombre regalándose al atardecer
Canso en mi rostro
una amarillez decadente de fin de jornada,
de cierre de archivadores y negocios.
Tengo en mi bolso el valor de los tenis blancos que me pediste.
Pienso en el humear
del gallopinto con queso que mi Mama frio para la cena.
Vos del otro lado de la calle te morís por vagar.
Viéndome como un huérfano enfermo ve a su Papá adoptivo.
Primo piano di un uomo che si dà via al tramonto
Stanco sul mio volto
un giallognolo decadente di fine giornata,
di chiusura degli archivi e degli affari.
Ho in tasca la cifra delle scarpe da tennis bianche che mi hai chiesto.
Penso al fumo che esce
dal gallopinto* col formaggio che la mamma ha fritto per cena.
Tu dall’altra parte della strada muori dalla voglia di spassartela con me.
Mi guardi come un orfano malato guarda il suo papà adottivo.
(*) Piatto tipico del Nicaragua, composto da riso e fagioli.
Cuento de un pantalón
Lo dejaste en la cama el día que amanecimos
bebiendo y fumando.
Lo doblo en el perchero y debería bailar con él
como las señoritas con su vestido de quinceañera.
Noto el desgaste de pretina ruedos y costuras.
Sigue siendo angosto
las mismas manchas almidonadas
las mismas marcas del planchador.
Mis brazos
deben dormir entre sus mangas formar una tijera humana.
Después prenderle fuego.
Debería usarlos o cortarme un short con estilo.
No importa,
la ropa no es culpable de cubrir su inmundicia.
La storia di un pantalone
Lo lasciasti sul letto il giorno che ci svegliammo
bevendo e fumando.
Lo piego sulla stampella e ci dovrei ballare
come fanno le signorine con il vestito del loro debutto.
Noto l’usura dei fianchi, dell’orlo e delle cuciture.
È sempre stretto
le solite macchie inamidate
i soliti segni del ferro da stiro.
Le mie braccia
dovrebbero dormire tra le sue gambe e formare una forbice umana.
Poi dovrei bruciarlo.
Dovrei usarli o tagliarli tipo short con stile.
Non importa,
i vestiti non sono colpevoli dell’oscenità che coprono.
Sin título
Este texto no debería discursear sobre ir al parque
sino sobre tu chiflido
afuera de la oficina
que mide las puertas
o el camino.
El chiflido que no hace crecer flores
ni provoca celos de pájaros
pero es como colmillos que irritan mi esclavitud laboral y moral
que contrapone mi pereza de cartas correos y mensajes.
Me levanta por fin de mi silla
tiro el lápiz y apuño los ojos.
El chiflido otra vez y una manzana en la bolsa
o un cigarro o una bolsa de maní embolsado.
El chiflido de zapatero
de transportista
de jugador
de lustrador
de mandato o de imposición.
Y vayamos al parque.
Como dos bancos a quienes las coronas,
las flores, las manchas y la brisa le hacen inagotables los días.
Este poema no debería abordar sobre ir al parque
sino sobre un sonido ocurrente
un soplo más bien a través de tus labios fruncidos
la canción de dos hombres,
cuando los problemas se suben a la cabeza
cuando las simples ganas de acercarse
me hacen ceder a los golpes del teclado
entre planes e informes
el parpadeo del monitor
a la falla sísmica que se inquieta debajo de mi escritorio
y después del silbido
ir al parque a pie
ocupar una banca cálida y estacionaria
mientras los guises abren la boca de tragaluz.
Senza titolo
Questo testo non dovrebbe parlare dell’andata al parco
piuttosto del tuo fischio
fuori dall’ufficio
che misura le porte
o la strada.
Il fischio che non fa germogliare i fiori
e non provoca il calore agli uccelli
ma come zanne irrita la mia schiavitù lavorativa e morale
e contrasta la mia pigrizia di lettere, mail e messaggi.
Mi fa alzare dalla sedia
buttare la matita e stringere gli occhi.
Di nuovo il fischio e una mela in tasca
o una sigaretta o un sacchetto di noccioline.
Il fischio da calzolaio
da camionista
da giocatore
da lustrascarpe
da mandato o da imposizione.
E andiamo al parco.
Come due panche alle quali le corone,
i fiori, le macchie e la brezza rendono i giorni infiniti.
Questa poesia non dovrebbe riguardare l’andata al parco
bensì quel rumore pittoresco,
il soffio che attraversa le tue labbra serrate
e diventa la canzone di due uomini,
quando i problemi montano alla testa
quando la voglia di stare vicini
mi fa levare le mani dalla tastiera
tra progetti e resoconti
il monitor lampeggia
e si agita la faglia sismica sotto la mia scrivania
e poi il fischio
e andiamo a piedi al parco
a occupare una panca accogliente e stazionaria
mentre i kiskadì aprono le bocche come lucernari.
JUAN BAUTISTA PAÍZ (1964)
La noche difumina rostros, la luna platea esmeraldas
La rala piel de la oscuridad no es inmune a la luz
y borda con tacto de artista
los bocetos inexistentes
con madeja de aura luminosa
para que dos cuerpos se atraigan
coloreados por el halo multicolor
sin saber porque no se rechazan en el campo energético.
Los rostros se deshacen
porque nunca existieron en la dimensión paranormal
pero los clarividentes aseguran visualizar
los bordes de los que no han nacido.
La luna rubrica con su pluma plateada
que las esmeraldas no solo se encuentran en las almejas
sino en la raya que deja el aura
en el bosquejo frontera de la noche y el alba.
La notte indebolisce i volti, la luna argenta gli smeraldi
La pelle sottile del buio non è immune alla luce
e orna con tatto d’artista
gli schizzi inesistenti
con la matassa dall’aura luminosa
così i due corpi si attraggono
colorati dall’alo multicolorie
senza sapere perché non si respingono in campo energetico.
I volti si sciolgono
perché non sono mai esistiti nella dimensione paranormale
ma i veggenti assicurano che sono visibili
i contorni di quelli che non sono ancora nati.
La luna elenca con la sua penna argentata
che gli smeraldi non si trovano solo nei molluschi
ma pure nella scia che lascia l’aura
in uno schizzo frontiera tra la notte e l’alba.
Cavaré sobre imposibles
El hueco que cavaré en el territorio de lo imposible
no será suficiente para sepultar a los pesimistas
incrédulos, egoístas y conformistas.
El hoyo que escarbarè servirá para enterrar
a los malos poemas
con sus gerundios, diminutivos, frases trilladas y clichés.
El espacio que abriré en la sombra de nadie
sellarà con su estilo al buen poeta
que escribe sin inspiración, sin sueño
pero influenciado de todos los poetas.
Scaverò nell’impossibile
Il buco che scaverò nel territorio dell’impossibile
non sarà sufficiente per seppellire i pessimisti
gli increduli, gli egoisti e i conformisti.
Il buco che scaverò servirà per sotterrare
le poesie brutte
con i loro gerundi, i diminutivi, le frasi trite e ritrite e i cliché.
Lo spazio che aprirò all’ombra di nessuno
con il suo stile farà da sigillo al poeta bravo
che scrive senza ispirazione, senza sogni
ma influenzato da tutti i poeti.
Porqué los poetas escriben como si estuvieran tristes
La mayoría de los poemas que escriben los poetas son tristes
parecido a una madrugada sin trinos.
Aunque el título del poema es alegre, el poema es desolador.
El poeta lee el poema con voz de duelo
esto lo transmite a sus oyentes, o lectores cuando lo leen, cuando lo escuchan.
Muchos lectores cuando leen poemas tristes terminan llorando
deprimidos o decepcionados
porque ellos son lectores tristes.
Hay poetas que te hacen reír pero de tristeza.
Hay poetas que te hacen llorar pero de alegría.
A los poetas no los comprenden
A los poetas los descriminan: les dicen raros como agua en el desierto
locos como cuerdos de mentira
aburridos como la soledad
que no son de este planeta
que no pisan el suelo con sus pies
que andan alucinando
que son irreales, pero se reflejan en algún
pintor que no existe
que no son de cerebro y espina dorsal.
¿Ahora comprenden de porqué los poetas, son tristes?
Perché i poeti scrivono come se fossero tristi
La maggior parte delle poesie che scrivono i poeti sono tristi
come l’alba senza cinguettii.
Anche se il titolo della poesia è allegro, il testo è desolante.
Il poeta legge la sua poesia con voce funebre
questo trasmette agli udenti, ai lettori che lo leggono, quando lo ascoltano.
Molti lettori quando leggono poesie tristi finiscono in lacrime
depressi o disincantati
perché loro sono dei lettori tristi.
Ci sono poeti che ti fanno ridere ma di tristezza.
Ci sono poeti che ti fanno piangere ma di allegria.
I poeti non vengono compresi.
I poeti vengono discriminati, vengono chiamati rari come l’acqua nel deserto
pazzi come dei finti assennati
noiosi come la solitudine
esseri di un altro pianeta
esseri che non hanno i piedi per terra
che girano allucinati
e non sono reali, ma si riflettono in qualche
pittore che non esiste
e non hanno né cervello né spina dorsale.
Adesso capite perché i poeti, sono tristi?